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“- Abbi cura della tua vita - È preziosa per te? - Sì, è preziosa per me.”

  • Immagine del redattore: Doriana Guglielman
    Doriana Guglielman
  • 10 nov 2019
  • Tempo di lettura: 4 min

Abbi cura, una frase che non è mai stata nel vocabolario della mia famiglia di origine, a meno che non fosse per avere cura di qualcun altro, dei bisogni, e delle necessità dell’altro. Ma “AVERE CURA” di me, non sapevo proprio in cosa consistesse. Forse lo sapevo a livello esteriore, nella cura del mio corpo, che a tratti divenne ossessiva nella ricerca della perfezione e dell’assoluto, oppure nella parte estetica del trucco, o nel vestirmi, nel pettinarmi, che di per se andava bene, ma sempre e comunque in relazione dell’altro, mai per me stessa. E’ gradevole, e a tratti compassionevole e amorevole, rivedere tutto questo con un occhio diverso. Ieri parlando con un mio amico, mi è balzato agli occhi, con grandissima evidenza, di quanto, ci sia stato insegnato, a guardare al “bisogno” dell’altro, e molto poco del nostro, a quanto ci è stato inculcato nella mente, prima il dovere e poi il piacere, e come rimanere nella, famosa, zona confort, sia in realtà una gabbia, più che una libertà, di diritto, del pensiero e del fare, inteso come atti di responsabilità verso il nostro benessere fisico, emotivo e spirituale. Che di per se non ha nulla di male, se ci si sta bene, il problema arriva quando si comincia a stare male, ad avere ansia, paura di andare a dormire perché il giorno dopo si ha l’incubo di dover affrontare un nuovo giorno. Questo perché si è rivolti verso l’esterno di noi stessi e non verso l’interno, questo accudire diventa una sorta di slot machine, dove metto la monetina e in cambio voglio il premio. Ma cosa intendo oggi per “AVERE CURA”. Intendo avere cura del mio stato fisico, ma anche emotivo e soprattutto spirituale. Quello che in Mindfulness viene identificato come "HEARTFULNESS". Quando parlo di aver cura a livello fisico non intendo solo ed unicamente nel fattore estetico, ma soprattutto nell’ascolto di quello che il mio corpo mi dice. Se sono stanca, affaticata, se ho dolori, e poi se tutto questo mi crea meccanismi emotivi del tipo ansia, paura, e poi magari film mentali del tipo: non potrò mai cambiare tutto questo, sono costretta a farlo. Ecco tutto questo se non accudito, non ascoltato, non accettato, e non CURATO, inteso proprio come AVERE CURA, accorgersi, rendersi consapevoli, ricordarsi di noi stessi e del nostro "ben-essere", alla fine ci ucciderà!! Il corpo è il primo a dare dei segnali, ma è anche l’ultimo. Se non insegno a me stessa ad ascoltarlo perdo molti dei doni che esso può darmi. Non ci crederete ma i più grandi cambiamenti nella mia vita sono avvenuti proprio da grossi blocchi fisici. Il mio corpo si bloccava proprio, la mia schiena si immobilizzava, non mi faceva più alzare. Ed è proprio grazie ad uno di questi blocchi della mia schiena, che è avvenuta, per esempio, la svolta più grande in ambito lavorativo. Circa 4 anni fa, in estate e in ferie, mi bloccai come fossi una tavola di legno, a letto, non potendomi alzare per nessun motivo, completamente ferma, immobile. E quella fù la lezione più grande della mia vita. Dovetti stare obbligatoriamente a letto, e avendo moltissimo tempo per me e il mio ascolto interiore, mi cominciai a fare delle domande e soprattutto cominciai a cercare su internet le correlazioni tra mente e corpo. E tutto quello che ne venne fuori fu che: “I dolori alla schiena spesso rivelano, a seconda del punto in cui si manifestano, una difficoltà a reggere il peso della vita, a esprimere un'emozione o un talento”. Lo scheletro rappresenta l’impalcatura che trasporta l’intero nostro corpo: leggero, elastico e, soprattutto, in grado di sorreggere pesi incredibili. La sua funzione, leggendo la metafora, è di sorreggerci fisicamente, permetterci di stare sulle nostre gambe, anche emozionalmente. Quindi le ossa rappresentano la sicurezza, la sopravvivenza, la fiducia dello stare qui in questo mondo. Il mal di schiena arriva quando questa sicurezza viene meno, quando ci sentiamo in pericolo o avvertiamo che un ambito della nostra vita sia messo a repentaglio. E soprattutto, il dolore alla schiena, ci impedisce dal muoverci, quindi metaforicamente “dall’andare via da una situazione”. Come se la paura ci bloccasse, ci obbligasse a fermarci a riflettere su ciò che stiamo vivendo. E voi non ci crederete, ma era proprio quello che stavo vivendo in quel momento, sarei di lì a poco, dovuta tornare ad un lavoro che non mi piaceva, in un posto allucinante, di una fatica estrema, al quale non volevo tornare. Ma di tutto questo non ne ero assolutamente consapevole, anzi, non vedevo vie di uscita. “I disturbi psicosomatici sono la prova dell’impatto che può avere la mente sul corpo. Sono stadi in cui è possibile evidenziare una serie di sintomi fisici reali relazionati a malattie invisibili, di affezioni, che sono il risultato di conflitti mentali, di problemi irrisolti che ci divorano dentro”. “Il tuo corpo ti sta dicendo che c’è un problema dentro di te e che non lo stai vedendo.” (Suzanne O’Sullivan). Sarò sempre grata alla chiacchiera che ebbi all’ora con un mio amico, Couselor Mindfulness, che mi pose una domanda: cosa ti sta dicendo il tuo corpo? Mi stava dicendo tanto, tantissimo e quella volta lo volli ascoltare. E mi venne la voglia di riscattarmi, di fare altro, di rimettermi a studiare, alla soglia dei 48 anni, mi segnai alla scuola di Mindfulness Counseling, che fù e sarà sempre, una tra le scelte migliori della mia vita, non solo perché mi ha permesso di fare altro e lasciare quel lavoro che odiavo, ma soprattutto per la possibilità che mi diete della conoscenza di me, del mio volere, essere, sentire, amare. Ecco questo per dire che quando la nostra mente prende il controllo, traumatizzata o assoggettata a uno stato di ansia fortemente convulso, tutto può essere possibile, persino farci venire delle malattie. Essere connessi con noi stessi vuol dire comprendere i segnali inviatici dal corpo, il quale ci parla tramite il dolore, la malattia e lo stato di salute in generale. Nella maggior parte dei casi, le nostre condizioni fisiche indicano le nostre condizioni psicologiche. Se ci fermiamo, ad ASCOLTARE, e facciamo “TREGUA”, come dice uno dei miei insegnanti, potremmo trovare la strada che ci aspetta da tempo, ma che pensavamo di non poter mai imboccare. E ci accorgeremo, improvvisamente, che era solo la nostra mente, che ci mentiva!!!


Con amore, Doriana


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