Compassione, unguento lenitivo alla nostre Sofferenze.
- Doriana Guglielman
- 13 apr 2020
- Tempo di lettura: 7 min
Non so voi, ma le mie paure più ataviche sono sempre state la paura di rimanere sola, la paura di rimanere senza sostentamenti (lavoro, denaro e cibo) e la perdita del controllo su fatti, cose ed emozioni. Se potessi recuperare tutti i minuti, le ore e i giorni che ho sprecato nella pre-occupazione o nella paura, potrei aggiungere anni alla mia vita. Quando mi lascio vincere dalla pre-occupazione apro un vaso di Pandora pieno di immagini spaventose, suggestioni paranoiche e autocritica spietata. Più mi lascio prendere da queste fissazioni, più perdo il contatto con la realtà. Così non si può più fare niente di utile. Con il tempo e con il lavoro su di me ho compreso che a volte quelle che noi consideriamo le nostre più grandi debolezze, alla prova dei fatti, sono invece la nostra più grande forza, perché ci danno quell’occasione di crescere che altrimenti non avremmo mai avuto. Possiamo distoglierci dai pensieri distruttivi e concentrarci invece su quanto vedo e sento intorno a me: le luci, le ombre, la terra sotto i piedi, il pulsare del vivere quotidiano, tutte realtà presenti qui e ora. Tutti questi frammenti di realtà, mi aiutano ad ancorarmi al presente, mi aiutano a liberarmi dal pensiero di “cosa succederebbe se” o “se avessi fatto, se avessi detto”. Quando chiudo la porta ai rumori esterni divento più recettiva al mio sentire, in consapevolezza, senza giudizio, in piena accoglienza, e così riesco più facilmente a trovare la mia strada nei momenti difficili. Devo affrontare solo l’oggi, e non pensare ad altro.
Piccola Pratica:
Se sono tentata di pre-occuparmi per i problemi di domani, con calma proverò a creare spazio tra me e le mie pre-occupazioni respirandoci dentro, facendo qualche respiro consapevole. Cercando di calmare me stessa e la mia mente. E poi tenterò di riportarmi con amorevolezza, gentilezza e compassione al qui ed ora. E potrei dirmi che ora, in questo momento, non c’è nulla di spaventoso che devo affrontare, sono al sicuro nella mia casa e posso fare quello che devo uno per volta, con calma e solo per oggi.
“Il passato è volato via. Il prossimo mese, il prossimo anno, non esistono. È nostro solo il breve attimo fuggente” (Mhmud Shabistari).
Dalla mia grande disperazione è nato il seme più grande della speranza. Nel corso della mia crescita emotiva ho cambiato molti modi di pensare. Prima evitavo sensazioni e situazioni dolorose, che mi mettevano in ansia o mi creavano paura, andavo sul sicuro e mi tenevo alla larga dai rischi, intesi come cambiamenti per la mia crescita, volendo sempre rimanere in quello che conoscevo, quella che tutti chiamano “Zona Confort”. Ma nella vita i rischi si corrono sempre e qualche dolore è inevitabile. Invece di scappare, come ho sempre fatto, ho imparato pian piano la via dell’accettazione di quello che viene, così com’è. Invece di scappare ho imparato a cercare, ad osservare a divenire consapevole della mia pena. E così ho capito che il dolore passa più rapidamente, ed ho il vantaggio di liberarmi dalla paura. Ma questo processo di apprendimento ha avuto un corso, un tempo, affinchè maturassi. Trovare gli strumenti giusti per me, le persone alle quali riferirmi, le letture e le pratiche da seguire con l’uso della meditazione. E tutto questo mi ha aiutato a trovare il coraggio di affrontare la paura, il dolore e il pericolo. Tutta la vita ho pregato per avere coraggio, ma è stato attraverso la timidezza, quella che credevo un mio punto di debolezza, che ho scoperto che il coraggio lo avevo già. Chiamando a raccolta una riserva di coraggio che non sapevo di avere, feci i primi passi verso la mia serenità, che a tutt’oggi percorro e coltivo quotidianamente. Imparai, con quel primo passo, che tutto ciò che mi circonda può essere usato per il mio bene. Quando evitavo di affrontare dei rischi, la paura mi stava sempre vicino, proprio dietro le spalle. Adesso ci passo in mezzo alla paura, so stare, ed esco dal lato opposto, spesso senza alcun danno, anzi più leggera e più forte perché ho “provato” e non sono morta. Non mi sento più spinta a stare sempre in guardia contro potenziali pericoli. Anzi, posso pensare a vivere, oggi. Se oggi mi sento insicura o spaventata mi ricorderò che la mia paura è un segno che c’è qualcosa che devo imparare. Forse non è la risposta che vorrei, ma desidero ricordarmi che può essere quella che mi occorre, per migliorare consapevolmente una parte di me.
Piccola Pratica:
Se sono bloccata dalla paura e la mia mente è affollata da scenari per il mio futuro e mi blocca, posso sedermi in un posto che sia tranquillo per me, dove mi sento al sicuro. Faccio qualche respiro profondo e cerco di calmarmi. Poi comincio a domandarmi cosa c’è che mi pre-occupa? Trovata la risposta accudisco, coccolo, e con gentilezza e amore abbraccio quella parte di me che è impaurita. La Rassicuro e l’aiuto a trovare il coraggio necessario per affrontare la sua paura. Quasi a prendermi per mano come se fossi il genitori amorevole e compassionevole di me stessa. In fin dei conti la paura è solo paura, non è la realtà.
“A lungo andare evitare il pericolo non è più prudente che esporsi direttamente. La vita, se non è un’avventura che si osa affrontare, non è niente” (Helen Keller)
Quando parlo di coraggio non parlo di quel coraggio inconsapevole, dettato dalla rabbia che ti offusca la mente, o di quello in preda alla paura che ti nasce per difenderti, di quel tipo ne ho avuto sempre molto facendomici per altro molto male. Ma di quel coraggio “consapevole” che nasce non da una RE-AZIONE, ma fatto di calma e lucidità mentale. Quello che viene dopo l’avere attraversato la paura ed aver deciso consapevolmente di uscirne fuori. Forse, se la mia paura fosse stata semplicemente rimossa, non avrei mai saputo di essere capace di agire di mia iniziativa, senza essere in preda a qualche emozione, pensiero o fatto. Preoccupazione e paura possono alterare le nostre percezioni fino a farci perdere ogni senso della realtà e indurci a distorcere le situazioni più banali fino a trasformarle in incubi. Molto di ciò che temiamo non accadrà quasi mai, e anche se accadesse la nostra preveggenza non ci consentirebbe di essere più preparati. Però man mano che cresciamo nella fiducia, nella speranza, nell’ esperienza e nell’ autostima aumenta la nostra capacità di fare di noi stessi quello che la nostre previsioni non possono fare: prendere le iniziative giuste per noi in qualsiasi situazione.
Piccola Pratica:
Se sei preda di emozioni tossiche come la paura, l’ansia, la rabbia o il risentimento, siediti e respira. Fai tanti respiri fin quando non ti sentirai più calmo. Poi comincia ad osservarti, a sentirti ad accogliere queste emozioni. Senza giudicarle, aggiungere o togliere nulla, vanno bene così. Poi cerca di ossigenare un pochino la tua mente. Pensa di essere un piccolo giardiniere. Decidi se voler fare infestare il tuo giardino di erbacce (rabbia, ansia, paura, risentimento) oppure vuoi che il tuo giardino sia rigoglioso e pieno di fiori. Decidi consapevolmente di non voler innaffiare e nutrire emozioni tossiche. Respira e lasciale andare.
“Non ho paura della tempesta perché sto imparando a manovrare la mia imbarcazione” (Louisa May Alcott)
Quello che ho imparato a fare è rimanere nel presente e soprattutto a richiamare quella virtù chiamata coraggio nell’ affrontare le mie paure, emozioni o pensieri. La svolta a tutto questo è avvenuta nello scoprire come potevo fare a ri-trovare il coraggio che avevo dentro di me. Qui dovettero e dovetti proprio riandare a scuola, perché non sapevo minimamente di cosa si parlasse, erano proprio cose che non conoscevo, che non mi erano state insegnate, l’amore, la gentilezza e soprattutto la compassione verso me stessa. Il termine compassione deriva dalla parola latina Compati che significa “soffrire con”. Probabilmente la versione più conosciuta è quella del Dalai Lama, che ha definito la compassione come “una sensibilità verso la sofferenza di noi stessi e degli altri, unita ad un profondo impegno nel tentare di alleviarla”. Un attenzione (consapevolezza) sensibile più una motivazione. Ecco quel “soffrire con” mi aprì le porte ad un nuovo vedere. Chi mi aveva insegnato a soffrire con me stessa? Ad accompagnarmi nella mia sofferenza? A prendermi per mano e a rassicurarmi? E soprattutto a farmi comprendere che tutti hanno la loro sofferenza e che non sono l’unica a soffrire? Nessuno. Ecco qui il regalo più prezioso che mi potessi fare: il dono della compassione per me stessa e di conseguenza nei confronti degli altri. Fu proprio come mettermi un unguento su di una ferita, mi aiutò pian piano nella cicatrizzazione delle mie ferite emotive. Non dimenticherò mai il giorno in cui, facendo una sessione di pratica meditativa, mi ritrovai ad essere me adulta che cullavo, accudivo e proteggevo la me neonata. Questo segnò l’inizio del percorso compassionevole ed amorevole verso me stessa. La mia parte adulta si sentiva felice ed emozionata e la mia parte neonata al sicuro, protetta, accudita, amata. Ecco questo per me è la compassione “Essere Con” me stessa, e con gli altri. Accompagnarmi senza giudizio, con amore e gentilezza. Perché io sono te e tu sei me. Senza autocritica, vergogna o giudizio. La chiave è vedersi in modo Compassionevole e di essere insieme a se stessi nell’ affrontare un qualsiasi evento, emozione, situazione che ci mette in difficoltà. Avere una me amorevole, gentile e compassionevole mi aiuta nell’ affrontare il momento difficile, al contrario una me giudicante, ipercritica, poco tollerante e non amorevole mi impedirà di prendere il momento con semplicità, senza rigidità, e sovraccarichi allontanandomi sempre più da quello che è.
Piccola Pratica
Se sono in un momento difficile trovo un posto che sia sicuro per me, dove mi sento bene, protetta. Mi siedo e comincio a respirare. Concentro la mia attenzione sull’aria che entra e l’aria che esce. Lascio andare preoccupazioni, rigidità, allento e mi calmo. Pian piano cerco di mettermi in contatto con il mio cuore, la parte dove tengo le mie emozioni e ricordi più cari. Immagino che da esso esca una sfera luminosa che pian piano si allarga e mi avvolge completamente. Li mi sento sicura protetta. E comincio a dirmi di non avere paura, di non essere sola. Sono nel mio rifugio. E man mano mi calmo e mi rilasso. E mi auguro di poter essere libera dalla sofferenza di oggi, a sostenermi e ad avere cura.
“Se abbiamo nel cuore la compassione, ogni pensiero, ogni parola o ogni azione può generare un miracolo”. (Thich Nhat Hahn)
Con Amore
Doriana






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