ALLA FINE DOVREMO DIRE GRAZIE
- Doriana Guglielman
- 15 mar 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Nella solitaria oscurità, riuscivo quasi a sentire la limitatezza della vita e la sua preziosità. La diamo per scontata, ma è fragile, precaria, incerta, e può cessare da un momento all'altro senza preavviso. Mi veniva ricordato quel che dovrebbe essere ovvio ma troppo spesso non lo è, che ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, meritano di essere vissuti bene. (tratto dal film "Io & Marley" - John Grogan)

Alla fine, di tutto questo, penso dovremo dire grazie a questo virus, a questi momenti di difficoltà, di isolamento forzato, di cambiamento di abitudini, di giornate lunghe e a volte interminabili. Ai momenti, più o meno lunghi di paura … chi userà questo momento difficile per trasformarlo in qualcosa di positivo … DOVRA’ DIRE GRAZIE!!! Perché uscito vivo/a ed indenne, dal grande pericolo che il virus ha portato con se, dovrà ricordarsi qualcosa d’importante. Forse si darà più valore alla VITA, sempre scontata, dovuta, bistrattata. Così come, spero, si ritornerà a dare valore a cose diverse dalla bramosia del possedere, dell’avere sempre più. Ad avere più cura del nostro corpo, stressato e messo al muro da ritmi frenetici, tempi cadenzati, orari impossibili, corse incessanti e forsennate. Per andare dove poi? Si corre incessantemente per arrivare tutti ad un’unica meta, la stessa per tutti, ma che non consideriamo, perché pensiamo di essere immortali. Ci viene ricordato con questo evento, quello che dovrebbe essere ovvio per tutti, ma che spesso si dimentica. Che ogni giorno vissuto è un dono, ogni ora, ogni minuto sono doni, che meritano di essere vissuti al meglio. Riscopriremo sentimenti come la vicinanza, l’amore, l’attenzione, l’ascolto, l’empatia, la gioia, la gentilezza a discapito di lontananze emotive, odio, ascolti distratti, egoismo, rabbia, insoddisfazione, frustrazione, ignoranza, ed illusioni. Si perché pensare come abbiamo pensato fin oggi, cioè che il nostro benessere potesse dipendere da qualcosa di materiale e al di fuori di noi stessi, ha creato solo dissociazione ed illusione. Persone apparentemente indenni da tutto, ma imprigionate in una sofferenza spirituale che ha inaridito lo spirito, dando l’illusione di essere LIBERI, ma in realtà profondamente condizionati da atteggiamenti e costrutti mentali, chiusi in una prigione da noi stessi costruita, ma con l’illusione di essere liberi. Il pensiero allontana, il sentire avvicina. Ecco dovremmo tornare a SENTIRCI, cosi che si possa tornare ad ascoltare. Le cose semplici, le cose essenziali, le cose importanti, i gesti amorevoli, gli sguardi compassionevoli e presenti, un ascolto attento dei bisogni e delle parole dell’altro. Basta ai bisogni irrefrenabili, basta essere vittime inconsapevoli di noi stessi, della incapacità di saper rinunciare, basta correre, basta essere super impegnati, perdendoci per questo il bello del momento presente, dell’ora, dell’adesso. Ora cinguetta un uccellino, un bimbo sorride, il sole splende. E neanche ce ne accorgiamo. Ecco ora il virus ci ha accontentati, ci ha dato tutto il tempo di cui abbiamo bisogno per vedere e valutare tutto questo. Dell’importanza del contatto, dell’abbraccio, ci ha spogliato del saluto veloce ai propri figli, al proprio marito/moglie, ai nostri genitori, ci ha messo di fronte alla paura di perderci, ce lo ha sbattuto in faccia, come ci ha sbattuto in faccia l’evidenza che l’uomo si sente padrone del mondo, in un delirio di onnipotenza, ma ci è stato dato il pugno più violento, non sei tu a controllare il mondo, è un illusione, è il mondo che è padrone del tutto. Una richiesta di ridimensionamento della propria idea di potenza. Ricordiamoci, quando finirà tutto, di ringraziare questo male, perché non dovremmo ricominciare a correre irrefrenabilmente dietro impegni e cose da fare, con l’illusione di pensare di esserci, ma in realtà in fuga, nel disimpegno relazionale. Ricordiamoci di non correre e di non far correre i nostri figli, con il: devi andare al calcio, al nuoto, alla lezione di musica, di inglese. Perché questa è una corsa allo svuotamento emotivo e al riempimento di stress ed ansie, che già trasmettiamo ai nostri figli in eredità nel loro DNA emotivo. Ringraziamolo questo virus, perché ci ha riportato all’ essenziale, al valore della responsabilità e del limite umano. Ci ha riportato con i piedi finalmente per terra. Non sapevamo come migliorare la qualità dell’aria, e lui ci ha aiutato, ci ha chiusi in casa. Ha svuotato le strade ed ha riempito le case, che sono divenute finalmente dei rifugi caldi ed accoglienti e non dei semplici dormitori, ha riproposto una vicinanza diurna ormai dimenticata, il gioco e lo studio con i nostri figli. Il virus ci dice di tornare a casa, la nostra casa interiore, dobbiamo farci casa della nostra casa interiore ed in essa imparare a vivere nel presente. Imparare a fermarci, a saper stare, condizione strana per il genere umano. Ora abbiamo rallentato, ma ricordiamoci, quando sarà finito, ricordiamoci di continuare a farlo, per il bene di noi tutti. Perché si ritornerà sennò nel vortice in cui eravamo dediti: incontentabili, irascibili, arrabbiati, irrequieti, immersi nella corsa irrefrenabile, immersi nella corsa alla distruzione del tutto. Mai come oggi il virus ci dà una grande opportunità: trovare o riuscire a creare, quello sguardo interno consapevole e responsabile che non abbia la necessità di cercare al di fuori, ma la possibilità e la voglia di coltivare interiormente il nostro benessere, perché il mio bene è il tuo bene. Dovremo dire grazie, alla fine dovremo dire grazie.
Doriana





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